IN NOME DEL PADRE
Di e con Mario Perrotta, Consulenza drammaturgia Massimo Recalcati
Mario Perrotta veste i panni di tre uomini diversi e dedica ai padri il primo capitolo di una trilogia sulle mutazioni delle famiglie millennials e su quanto resta in loro di universale ed eterno. Illuminante il supporto psicanalitico di Massimo Recalcati alla stesura della drammaturgia.
“Il linguaggio dell’arte e in questo progetto di Mario Perrotta che ho scelto di accompagnare, il linguaggio del teatro può dare un contributo essenziale per cogliere sia l’evaporazione della figura tradizionale della paternità, sia il difficile transito verso un’altra immagine più vulnerabile ma più umana di padre.” Massimo Recalcati
Dicono dello spettacolo
Nel nuovo spettacolo dedicato al rapporto tra padri e figli, Perrotta si pone spietati interrogativi su questa figura nella nostra società. È bravissimo, come sempre, nell’evocare una piccola umanità, e si pone di fronte al problema con estrema serietà, il che non sfugge al pubblico. L’argomento è cruciale e fare del teatro il luogo in cui portarlo alla luce è un atto di coraggio da parte sua.
Renato Palazzi, Il Sole 24 Ore
«Il nostro tempo è il tempo del tramonto dei padri – scrive Massimo Recalcati, consulente alla drammaturgia – ogni esercizio dell’autorità è vissuto con sospetto e bandito come sopruso ingiustificato.» Argomenti che in maniera portentosa Perrotta porta in scena: gli è sufficiente indossare una giacca o un giubbino per diversificare bene i tre personaggi, sofferenti tutti e tre della stessa malattia di vivere pessimi rapporti con i figli adolescenti.
Gigi Giacobbe, Sipario
Perrotta mette in scena tre padri a colloquio con i rispettivi figli: con grande talento alterna le tre voci con indiscutibile bravura, gioca sui diversi registri con una magnifica inventiva. Nel costruire il testo gli ha dato una mano Massimo Recalcati: consulenza, sostegno, dialogo, per sondare il mestiere di padre, un mestiere che, a detta di Recalcati, se non è proprio al tramonto, ha comunque perso i connotati rassicuranti che aveva cinquanta, sessant’anni fa.
Fausto Malcovati, Hystrio
Cambiando ogni volta giacca, Perrotta si alterna nel dare voce a tre padri diversi. Padri o logorroici o maniacali o deboli, ma animati da un inesausto desiderio di giustificare il proprio posto accanto ai figli. Una prova di resistenza fisica, di capacità espressiva e credibilità psicologica dell’attore.
Anna Bandettini, La Repubblica – Robinson
Tre padri, tre estrazioni sociali diverse, rifiutati dai figli, colti da un eguale smarrimento. Perrotta è bravo nel dare voce anche a chi non ne ha, [ai] figli che arrivano indirettamente sul palco con la loro carica dirompente
che uccide ogni certezza e luogo comune.
Magda Poli, Corriere della Sera
Una possibile rilettura della trinità familiare – padre, madre, figlio/figlia – per il nuovo spettacolo di Mario Perrotta, un assolo colmo di tensione che lo vede dare voce a tre padri. Perrotta è solo nell’ampio spazio del teatro, quasi una specie di arena, che riempie con la sua fisicità e la sua bravura.
Maria Grazia Gregori, Delteatro
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