Dopo due anni con gli occhi cocciutamente concentrati su copioni “contemporanei” la compagnia Babel Theatre si ritrova a lavorare su un grande classico Shakespeariano. Torniamo indietro per andare avanti e capire sempre meglio la vera essenza del gruppo. Un gruppo che come ogni anno si rinnova, si smarrisce e si ritrova.
Amleto è il nostro nuovo obiettivo. Un Amleto completamente laboratoriale dove al centro non c’è solo il testo, non c’è la macchina teatrale, non ci sono gli abbellimenti scenotecnici, al centro ci sono le persone, gli “attori” della compagnia, i loro percorsi “attoriali” e i loro percorsi di vita. Abbiamo passato un anno a cercare una formula per trasformare l’Amleto Shakespeariano nel nostro Amleto, un percorso strutturato sulla riscrittura del testo, sull’improvvisazione, sull’esserci, dove ognuno ri-cercava il proprio senso, le proprie parole; affrontando difficoltà, limiti e insicurezze. In un processo di crescita personale dobbiamo fare i conti con noi stessi.
Un Amleto disordinato, sospeso nella memoria di tutti noi che guardiamo. Un Amleto sospeso tra risate, ironia, metafore, inciampi, disperazione, pensieri, ipotesi.
Un Amleto, che diventa triplice Amleto: La testa, il cuore e la pancia.
Un Diamante grezzo a tre sfaccettature. E dove c’è la bellezza c’è anche il dolore. Un dolore cosi forte da sconvolgere le azioni, da sconvolgere i pensieri, da distruggere un amore, da annientare tutti. Nessuno escluso.
Sparisce la follia, rimangono i sensi di colpa, le azioni fatte per odio, per brama di potere, per invidia, per la fretta del nulla.
Chi è colpevole è davvero il colpevole? C’è del marcio solo in Danimarca?
Ad ognuno le sue colpe. Ad ognuno la sua traduzione.
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